Le emozioni che i vini riescono a regalare sono, talvolta, indescrivibili.
Un post su Facebook, una cosa scritta così, da una persona cara che sta bevendo un tuo vino, e che ti fa venire i brividi.
Ve la consegno come mi è arrivata, senza fronzoli.
Ché queste parole mi emozionano, e bastano a se stesse.
E se un vino riesce a trasmettere questo, beh...
Nella solitudine di un abbandono momentaneo, di una casa silenziosa e di tanti pensieri mi consolo con una zuppetta di pesce veloce veloce, azzizzata all’ultimo minuto.
Una stranezza di fine estate, una coccola da me a me.
Ci vuole un vino.
Il pensiero va a lei e alle mie due bottiglie di Ammano vendemmia 2013, la prima.
Scendo, la prendo, la guardo.
E’ la numero 263 di 490. Un esperimento, dice.
La apro ed è un turbine di sensazioni, di odori, di emozioni.
L’aromaticità sensuale dello zibibbo arriva dritta dritta, impetuosa, mescolandosi senza tregua alcuna con il mare, l’aria, il sole, la terra.
E’ un vortice di pesca bianca, di limone e cedro candito, di frutta secca, di mentuccia e forse di basilico, di ginestra, di spezie dolci, di miele di zagara.
Non tradisce, lei, in bocca.
Quel nettare dorato è un seduttore. Arriva dritto e schietto, invade prepotente, secco, inteso e persistente. Morbidezza e freschezza sorridono complici, strizzando l’occhio ad una evidente sapidità che canta allegra sino alla fine con la sua nota salmastra.
La mia zuppetta di pesce è una meraviglia e lo chiama, la svergognata, sorso dopo sorso.
Le premesse ci sono, le promesse pure.
L’orizzonte è ampio, il futuro intrigante.
Ammano è il suo autoritratto.
Grazie Doriana.
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